sabato 4 settembre 2010

Presenza

Immagine di h.koppdelaney
Normalmente l'essere umano, quando pensa di essere sveglio, in realta' nella stragrande maggioranza dei casi non lo e' affatto,  sta solo dormendo ad un altro livello di coscienza.

Come esiste una differenza tra il sonno ed il normale stato di veglia, allo stesso modo potremmo dire che esiste un altro livello tra la normale veglia e la Presenza.

L'uomo non presente e' in realta' uno schiavo che vive reagendo solo per riflesso, di fatto reagisce agli stimoli esistenziali come un cane pavloviano e non agisce mai come mezzo che indirizza e manifesta la vera azione creativa dell'universo.

Per cessare di essere degli schiavi e' necessario evadere dalla prigionia, ma per evadere dalla prigionia e' necessario essere consapevoli di vivere all'interno di una prigione, anche perche' l'evasione spesso non e' cosi' semplice e bisogna avere la voglia di lavorarci parecchio sopra. :)

Il problema e' che la prigione della mente e' talmente ben organizzata da sembrare quasi invisibile. Quasi, ma non del tutto. Proprio come nel film Matrix, esiste una via di uscita ma questa non puo' essere spiegata a parole, va' sperimentata di persona.

Cosa sia la Presenza non puo' essere quindi spiegato solo a parole ma bisogna anche provare ad esercitarsi nella pratica per capirlo.

Le parole e le spiegazioni aiutano, come un cartello stradale che da delle indicazioni, ma da sole non bastano e ognuno deve percorrere la strada da se' per arrivare alla comprensione del fenomeno.

Per rendersi conto del "normale" stato di prigionia della mente in pochi minuti e' sufficiente provare ad eseguire con serieta' ed onesta' nei confronti di se stessi questo semplice esercizio:

Prova a prenderti un minuto di quiete, siediti o mettiti comodo, come se fossi al cinema, ed osserva il flusso dei tuoi pensieri cercando di non identificarti con essi.

Osservali come se osservassi le nuvole nel cielo. Un pensiero, una nuvola. Osservali senza farti trascinare da essi nel ciclo pensieri-emozioni. Osservali senza attaccamento. 
Probabilmente ti dimenticherai abbastanza subito dell'esercizio, una parte di te' arrivera' anche a pensare cose tipo "ma cosa sto facendo? dai che e' ora di smettere di perdere tempo con queste cavolate che ho cose piu' importanti da fare" ecc. ecc. ma poi, se hai deciso di fare l'esercizio con serieta' ed onesta' ti ricorderai di nuovo e ti sforzerai di dedicare questo unico minuto della tua esistenza alla cosa piu' importante della tua intera esistenza, cioe' al primo grande passo, che e' quello di vedere la prigione.

Torniamo all'esercizio, prendi coscienza che c'e' dello spazio tra un pensiero e l'altro, che c'e' del silenzio da cui tutti i pensieri originano e ritornano, proprio come nell'esempio del cielo con le nuvole i pensieri sono le nuvole ed il cielo stesso che li ospita e' il silenzio.

Ora prova a fermare il flusso dei tuoi pensieri per un po'. Ti risultera' molto difficile.

Se ti ci impegni, con un discreto sforzo potresti riuscire a fermare il flusso dei pensieri per qualche secondo, ma poi vedrai che essi riprenderanno a manifestarsi anche piu' vorticosi di prima. 

Da questo semplice esercizio emergono due sconcertanti fatti:

Il primo fatto e': se posso osservare ed impegnandomi sospendere il flusso dei miei pensieri per alcuni istanti, chi sono io veramente? Chi e' colui che osserva il flusso dei miei pensieri?

Il secondo fatto e' che, chiunque io sia, non sono in grado di controllare a mio piacimento il flusso dei miei pensieri ed in qualche modo ad un certo punto li subisco, quindi, per citare il caro Gurdjieff, se non puoi controllare la macchina, significa che sei la macchina. 

Praticare la Presenza vuol dire studiare la macchina, con lo scopo di riportare la macchina (cioe' la mente) ad essere solo uno strumento in modo da poter permettere al vero Se' di tornare a casa.

Praticare la Presenza vuol dire vivere Ricordandosi di Se', cioe' sviluppare un certo tipo di attenzione divisa rivolta verso l'esterno e verso l'interno nello stesso istante, con lo scopo di osservare il comportamento della mente da un punto "esterno alla mente stessa".

Per esempio io ora sto scrivendo, una parte di me pensa e scrive e un'altra parte di me si limita ad osservare l'uno o lo spazio in cui questa azione si sta svolgendo.

Essere presenti vuol dire quindi arrivare a controllare la propria mente in modo consapevole invece di essere posseduti meccanicamente da essa.

La mente e' uno strumento potentissimo che pero' ha preso il controllo di noi, lo strumento si e' impossessato della casa e lo scopo della pratica e' quello di risvegliare il padrone di casa, o meglio sarebbe dire di fare spazio in modo che il padrone di casa possa ritornare.

Normalmente quando impariamo a fare qualcosa di nuovo e' richiesta tutta la nostra attenzione e ci sforziamo di imparare, in quel momento non c'e' spazio nella nostra testa per il mulinare della mente ma tutto il nostro essere potremmo dire che e' concentrato nell'apprendimento. Ma non appena il cervello sviluppa le opportune sinapsi e l'azione diviene meccanica allora la Presenza non e' piu' richiesta, e la mente ricomincia a mulinare e fantasticare mentre viviamo e compiamo azioni meccaniche.
Si pensi ad esempio a quando si impara a guidare un'automobile, all'inizio uno e' completamente concentrato sulle mille azioni da compiere, i freni, l'accelleratore, il cambio, la segnaletica stradale il traffico ecc. ma dopo poco tempo si puo' tranquillamente osservare la stessa persona guidare mentre mangia un panino o usa il cellulare o discute di qualsiasi cosa con i passeggeri svolgendo le operazioni di guida in modo completamente automatico.

Questa abilita' della mente di organizzare ed automatizzare le attivita' costruendo sinapsi e' da un lato meravigliosa e non c'e' niente di male in essa, il problema e' che c'e' un rovescio della medaglia in questo da considerare: quando non stiamo compiendo uno sforzo in qualche attivita' la mente divaga creando pensieri, situazioni e persino emozioni immaginarie a catena che si autoalimentano consumando tantissima energia in pensieri ed emozioni che non appartengono al mondo reale ma solo al mondo della fantasia. 

Ad esempio quando laviamo i piatti, guidiamo la macchina, mangiamo o eseguiamo altre operazioni meccanicamente, la nostra mente comincia a pensare in modo apparentemente libero (in realta' la vera liberta' e' cosa ben diversa dalla meccanicita' della mente egoica), ed i pensieri si susseguono a ruota, auto alimentandosi e possedendo dissipando e sprecando letteralmente la nostra Attenzione e quindi la nostra Energia.

Questi pensieri sono sempre o dei ricordi del passato o delle proiezioni in situazioni immaginarie future, in quanto la mente puo' vivere solo all'interno del tempo.

Il problema e' che l'intera vita che viviamo non e' vissuta nel tempo, ma si svolge tutta sempre nell'istante presente. Quando ricordiamo qualcosa di gia' passato il ricordo avviene sempre nel momento presente, lo stiamo ricordando qui ed ora perche' l'unica cosa che esiste lungo lo scorrere della nostra intera esistenza e' sempre e solo il qui ed ora.

Mentre facciamo qualcosa, qualsiasi cosa, dovremmo anche essere coscienti del fatto che stiamo facendo quella cosa e non solo farla. Questo tipo di pratica con il tempo ci permette di iniziare ad osservare la nostra mente dall'interno e con essa tutti i nostri comportamenti meccanici che ad essa appartengono.

Lavorare con la Presenza equivale quindi a costruire le fondamenta da cui puo' iniziare la ricerca del Se'.

Una volta che si e' sperimentato cosa sia lo stato di Presenza, si puo' cominciare a lavorare con esso eseguendo determinati esercizi.

Un ottimo esercizio e' per esempio l'accorgersi di quando stiamo giudicando qualcosa , qualcuno o noi stessi, e nel momento in cui ci accorgiamo, cioe' ci svegliamo per un istante, cercare di controllare quel giudizio o almeno di non esternarlo ma limitarlo ad una azione mentale senza trasformarlo in una azione esterna. Man mano che si sperimenta ci si accorgera' di come il controllo sugli automatismi della macchina aumenti ed i vantaggi di questo sono ovvi ed immensi e ne potremmo parlare diffusamente in seguito.

Ogni scuola della Ricerca del Se' lavora in qualche modo con la Presenza, spesso possono essere tecniche diverse ma lo scopo e' il medesimo: arrivare a riconoscere e controllare la macchina.

Tra gli autori e le scuole che ampiamente descrivono questo lavoro consiglio Eckhart Tolle, Ouspensky, Gurdjieff, lo Zen e la meditazione in generale come strumento nelle sue mille forme e tecniche ed il Lavoro Alchemico proposto da Salvatore Brizzi.

C'e' anche un ottimo film documentario che merita sull'argomento: Lo Sfidante di Giulio Achilli.

Buona Presenza :)

5 commenti:

  1. Accade, amico mio, in un attimo inaspettato di presenza innata di scorgere la mano tesa oltre il varco, al di là della forma e della sostanza. Questo è dato, a nessuno precluso, fosse anche solo per un attimo.
    Da lì in poi nasce la responsabilità del creatore, l'esercizio del libero arbitrio, l'esercizio di dio; la danza dell'esistenza nella Grande Armonia.
    Da lì in poi è il viaggio.

    G.

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  2. Si, da li in poi ... inizia il viaggio :)

    Grazie Giada per le splendide parole poetiche.

    Un abbraccio
    Fabio

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  3. grazie per questo blog... da qui un confronto reale è davvero molto difficile!
    baci simo

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  4. Riesci a ordinare i concetti in maniera molto chiara, bravo! Bello il nuovo blog, continua così!

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  5. @Simo: Grazie a te per il tempo che hai dedicato alla lettura del post :) Per quanto riguarda il confronto reale, c'e' sempre tempo per una bella bevuta di the' verde ... ;)

    @Ste: Molte di queste idee e "realizzazioni" le devo a te ed ai tuoi suggerimenti, quindi grazie a te ;)

    A presto

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